Pubblicazioni

Shiatsu in ospedale: un'esperienza di valore

di Paolo Sambo - Agosto 2018

Le domande sono spesso ripetute: riusciranno mai a coesistere in modo pacifico e produttivo filosofie occidentali e orientali nel bene del paziente che, come dice l'etimologia della parola, è in spasmodica attesa di guarire?
Quando medicina tradizionale e medicina naturale smetteranno di guardarsi in cagnesco e finalmente collaborare? Non è forse ora di guardare i fatti?

Una fredda mattina di febbraio ricevevo una telefonata da mio padre: mamma ricoverata d'urgenza per una polmonite da pneumococco sfociata in meningite. Roba seria e, vista la sua non più giovanissima età, temere il peggio è stata la reazione scontata.
Puoi essere il più zen dei meditanti tibetani e ripeterti che conta solo l'attimo presente, che tutto ciò che accade ha un senso, ma quando stai per perdere una persona cara non puoi che aggrapparti alla sola speranza!

Nel reparto ospedaliero di malattie infettive, mia madre veniva sottoposta a dosi massiccie di antibiotici e cortisone, oltre a tutte le accortezze necessarie in quanto paziente diabetica e, dunque, ancora più a rischio.
Alla fine il recupero c'è stato, lento ma costante. Tra alti e bassi, sollievi e paure, era fuori pericolo di vita.
Quello che però non mi aspettavo è che, in sole due settimane di ospedale, ella perdesse una dose essenziale di mobilità nelle gambe con il conseguente rischio di risvolti psicologici nefasti.

Da terapista shiatsu sentivo di poter dare il mio contributo importante al riguardo: nel tempo in cui poteva rimanere sulla sedia dopo molte ore di letto, le praticavo lo shiatsu da seduta, il quale rappresenta una valida alternativa al classico lavoro su futon giapponese o lettino quando questi ultimi non sono disponibili. La digitopressione (shiatsu significa proprio questo) permetteva innanzitutto di rilassarla e di scioglierle le contratture presenti su collo, spalle e schiena così accentuate in quei giorni. Nel lavoro sulle braccia applicavo stiramenti e mobilizzazioni per liberare la zona scapolare irrigidita.
Infine, trattando gli arti inferiori miglioravo la tonicità muscolare e l'elasticità articolare nonchè la circolazione sanguigna e linfatica compromessa dalla prolungata immobilità. Non per ultimo lo shiatsu è anche contatto, che in molte terapie latita: il tocco, l'ingrediente umano i cui possibili miracoli non potranno mai essere previsti neppure dalla scienza più evoluta.

Con il passare delle settimane mia madre si è ristabilita ed è questa la mia testimonianza di come due mondi terapeutici così distanti (e indispensabili aggiungo) possano trovarsi a coesistere quasi casualmente al meglio della loro efficacia.
Torniamo pure ai dibattiti, agli scetticismi e alle opinioni che entrambi gli schieramenti suscitano continuamente.
Alla fine di tutto, Lui, il nostro organismo e il suo istinto per la vita sa sempre qual è la risposta, confermandosi ineluttabilmente come il più meraviglioso di tutti i misteri.

Scarica l'articolo in formato PDF. Torna alla panoramica degli articoli