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La gradevolezza come abitudine

Paolo Sambo - Maggio 2024

«Il piacere è la felicità che non vuole uscire dal corpo»
Questa frase dello scrittore Miguel Arcas ci rende consapevoli della nostra difficoltà nel collegare le percezioni gradevoli al piacere di vivere. Applicando questo concetto alla terapia complementare, allo shiatsu nello specifico, ecco un esempio: quando spiego alle persone in studio la differenza tra «dolore» e «dolore piacevole» in molti rimangono sorpresi; il cosiddetto «dolore piacevole», provocato dallo shiatsu sul corpo, ha carattere essenzialmente liberatorio. Il «dolore», invece, non serve affatto spiegarlo. Avete presente il mal di denti?
A fine seduta, non sono pochi quelli che affermano, meravigliati: «Ah, mi avevano detto che lo shiatsu era doloroso e invece è molto piacevole!».
Altro esempio calzante di frase ascoltata in studio: «Premi pure forte, ho la soglia del dolore alta».
Questi esempi possono avere radici culturali, soprattutto: «per stare bene bisogna soffrire» è una frase che più o meno tutti
abbiamo sentito.
Ecco, in questo articolo vorrei smentire questi vecchi retaggi, affermando senza esitazione che il corpo può guarire attraverso
il senso di piacere.
Partiamo dal fatto che il dolore viene trasmesso dal sistema nervoso al cervello, il quale lo interpreta come un pericolo; comunica, dunque, al corpo come rispondere per limitare i danni.
Il tutto in millesimi di secondo. Pertanto, è difficile pensare che il corpo possa rilassarsi e dunque favorire un processo di
guarigione se al contrario si sta irrigidendo in un naturale meccanismo di difesa.
Dalla terapia alla nostra quotidianità: provare gradevolezza nella terapia, può aiutarci a sperimentare la stessa sensazione
anche nella vita di tutti i giorni, riabituandoci al piacere di vivere.
«Vivere è faticoso», «la fatica di vivere». Altre frasi molto famigliari che ci hanno condizionato sin dall’infanzia trasformando
in una lotta il nostro vivere. Sicuramente, una delle nostre sfide è relazionarci con problemi e stress quotidiani. Questo
va accettato, ma non deve autorizzarci a soffocare desideri e aspirazioni.
Godersi la vita non presuppone necessariamente viaggi esotici, case di lusso, conti in banca da urlo. Sperimentare il piacere
non è meccanicamente riferirsi alla sfera sessuale. Siamo concepiti per la felicità, ma la nascondiamo. Al contrario, siamo
bravi a dare spazio a paure, preoccupazioni e sofferenza. Da terapista lo noto nel corpo, nelle sue tensioni e nella sua disabitudine al rilassamento.
Proprio per questo, fare qualcosa di piacevole per noi stessi ogni giorno rappresenta un prezioso atto di consapevolezza
che può davvero aumentare la qualità della nostra esistenza!
Possiamo partire da piccole cose come una breve passeggiata nel mezzo della nostra fitta agenda o prenderci una pausa non programmata. L’ozio non è «il padre di tutti i vizi» ma un prezioso momento in cui è possibile trovare la risposta che
cercavamo da tempo.
Insomma, nessun limite alla fantasia, perché oltre qualsiasi barriera c’è proprio la vita che ci aspetta!

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