Diploma federale per terapisti complementari: LA SUPERVISIONE
Quando, circa venti anni, fa mi chiedevano quale fosse la mia professione e con entusiasmo rispondevo «terapista complementare», percepivo nell’interlocutore uno scetticismo spesso nemmeno troppo celato. Col tempo le persone si sono documentate e i terapisti complementari non sono più visti come personaggi bizzarri. Nel corso di questi anni, il terapista complementare per guadagnare un posto di rispetto nel settore sanitario; per farlo ha dovuto superare innumerevoli ostacoli. Da qualche anno si può conseguire il titolo di «terapista complementare con diploma federale»; questo dimostra che non siamo più visti come «quelli che fanno cose strane», bensì come «terapisti con una solida formazione che esercitano metodi con comprovata efficacia».
La formazione professionale di un terapista complementare, a dipendenza del metodo scelto, è un percorso che dura dai tre anni ai cinque anni. La formazione Shiatsu ad esempio dura tre anni; tuttavia solo dopo cinque anni dall’inizio della formazione si può sostenere l’esame federale.
Si può accedere all’esame federale solo dopo aver svolto un lavoro di crescita personale (supervisione) di trentasei ore, di cui almeno otto ore individuali; le restanti possono essere effettuate in gruppo. È proprio sull’aspetto della supervisione che ci concentreremo oggi.
Una supervisione, sia essa di gruppo o individuale, è incentrata sul lavoro orientato alle risorse, obiettivi e soluzioni. Si occupa di temi della quotidianità professionale, di situazioni concrete, di colloquio e trattamento oppure di aspetti della gestione dell’ambulatorio e dell’organizzazione quali: il ruolo professionale, l’identità professionale, la comunicazione, l’interazione, i conflitti.
Quando rivesto il ruolo di supervisore la mia missione è quella di aiutare a riflettere sul lavoro terapeutico. Invito il terapista a vedere e vivere i problemi come sfide e opportunità, a valutare ed estendere il proprio concetto di terapia complementare e ad accedere alle personali risorse.
Non fornisco soluzioni su mie credenze o convinzioni, bensì aiuto il terapista a trovare la soluzione migliore per sé e per le persone che gli stanno attorno. L’assenza di giudizio e l’empatia sono punti cardine dei miei incontri. Grazie alle storie, ai vissuti, alle emozioni che mi vengono portati in sessione, ogni incontro è unico e speciale. A questo proposito di seguito condivido con voi due testimonianze:
Sofia: «… grazie alla supervisione ho avuto la possibilità di riflettere sull’importanza del rapporto di fiducia e stima che si stabilisce con i clienti. Solo con queste premesse può nascere una relazione terapeutica solida e con maggiori possibilità di raggiungimento dell’obiettivo stabilito insieme».
Marco: «Rosalba rende il processo di supervisione un reale percorso di crescita personale in modo assolutamente stimolante. Durante l’esperienza mi ha guidato con sagacia nel rafforzamento delle mie risorse, permettendomi di osservare quelli che considero punti deboli in una nuova ottica, con durevoli benefici per la mia quotidianità».
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